Ci sono conduttori che parlano. Altri che lasciano parlare. E poi c’era Pippo Baudo , che faceva entrambe le cose con la stessa autorevolezz...
Ci sono conduttori che parlano. Altri che lasciano parlare. E poi c’era Pippo Baudo, che faceva entrambe le cose con la stessa autorevolezza. Ma a renderlo davvero diverso da tutti gli altri, come ci ricorda Patrick Facciolo in questo video, non è stata tanto la voce, quanto il corpo.
L’altezza di Baudo, non solo fisica ma anche comunicativa, è diventato un elemento strutturale del suo modo di occupare lo spazio. In un Festival dove tutto era rumore, lui restava il più alto. Più alto degli ospiti, dei cantanti, persino del tempo: emblematico il Festival di Sanremo 1987, chiuso alle 3:43 del mattino. Non per sbadataggine, ma per controllo.
La psicologia ci insegna che l’altezza e la postura influenzano la percezione di leadership. E Baudo sapeva dominarla come una sinfonia, senza mai doverla ostentare.
A differenza di Mike Bongiorno, professionista della radio, che riempiva ogni vuoto con la voce, Baudo sapeva usare il silenzio. Lo faceva con Massimo Troisi, con Roberto Benigni, con gli ospiti più ingombranti. Faceva loro spazio. Come fa un grande direttore d’orchestra.
E forse è proprio questo il punto: Baudo non era solo un conduttore. Era un compositore di tempi e pause. Un interprete del non detto. Un uomo che ha fatto della sua fisicità — voce inclusa — una partitura.
Buon viaggio Pippo.