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Ci siamo: pronti a raccontarvi Sanremo 2024!

Sanremo è quel posto dove vorrebbero esserci tutti. Ed è lo stesso posto in cui anche chi c’è, vorrebbe esserci di più.  È un posto che fa u...



Sanremo è quel posto dove vorrebbero esserci tutti. Ed è lo stesso posto in cui anche chi c’è, vorrebbe esserci di più. 


È un posto che fa un sacco di “vittime professionali” tra chi resta a casa. E non parlo solo di cantanti, ma anche di giornalisti, musicisti, direttori d’orchestra. Per la cronaca, tutti quelli che quando non riescono a esserci cominciano a distribuire sui social post deliranti. La cui sintesi è più o meno sempre la stessa: “non è più come una volta” (che guarda caso era proprio quella in cui c’erano loro).


Il segreto di questo evento (dopo 14 anni di presenze come giornalista l’ho capito) è esattamente questo: generare condizioni di scarsità in chi lo frequenta, così come in chi non lo frequenta più.


Anche per le migliaia di operatori della comunicazione che, pur essendo qui, non sono mai sazi, perché vorrebbero avere tutto.


Anzi, vorrebbero “essere tutto”, come direbbero gli psicoanalisti lacaniani.


In tutto ciò, il mio ruolo ancora una volta sarà quello di fare un buon lavoro in qualità di giurato della Sala Stampa, e nel frattempo passare attraverso questa piccola Las Vegas all’italiana, cercando di raccontarvela.


Coi suoi capricci, le sue ipocrisie, la sua nostalgia canaglia. Che in fondo, per molti, è quella di quando da piccoli il Festival lo guardavamo a casa dei nonni.


E forse è anche il motivo per cui continuiamo a seguirlo: per vivere la stessa esperienza collettiva, e cercare di sentire ancora per un po’ quel profumo di casa e di famiglia di un tempo, che ci è sfuggito tra le mani.


Questi 7 giorni all’anno ci illudono possa essere ancora così.


Patrick Facciolo