Ne stanno parlando un po' tutti, e noi eravamo lì a seguirlo di persona: la seconda edizione di Una voce per San Marino si chiude con...
Ne stanno parlando un po' tutti, e noi eravamo lì a seguirlo di persona: la seconda edizione di Una voce per San Marino si chiude con la vittoria a sorpresa dei Piqued Jacks, gruppo indie rock toscano fino a ieri sera praticamente sconosciuto alle cronache musicali nazionali.
Degna di nota la loro performance (che ha superato a sopresa, secondo il giudizio finale della giuria presieduta da Albano, Le Deva), non possiamo però trascurare l'impianto complessivo dello spettacolo.
Credo sia importante considerare le cose che sono migliorate rispetto alla prima edizione, quelle che probabilmente sono peggiorate, e quelle che possono integrarsi a vicenda con un evento (quasi) parallelo in questo periodo dell'anno: il Festival di Sanremo.
Ecco allora 4 cose che "Una voce per San Marino" può insegnare al Festival, e viceversa.
Le 4 cose che "Una voce per San Marino" può insegnare al Festival di Sanremo
Partiamo dalle cose che sono andate bene, per cui l'evento sammarinese può essere di spunto a Sanremo:
1. Benché in ritardo di quasi un'ora sulla scaletta che era stata preparata, attorno alle 1.20 l'evento era terminato, con la proclamazione del vincitore. Il tutto in una sola serata, facendo cantare 21 artisti, e con l'inserimento di numerosi ospiti, collegamenti e (qualche) fuoriprogramma. Questo dimostra che 4 ore e 30 minuti sono sufficienti per confezionare un prodotto televisivo autoconclusivo. Ce l'aveva già ampiamente insegnato l'Eurovision Song Contest (che in realtà dura anche meno), tuttavia a San Marino ne abbiamo avuto la riprova.
2. Per fare un evento musicale non servono per forza lunghi monologhi, né servono co-conduttrici ad alternanza: Senhit, per il secondo anno consecutivo co-conduttrice della serata, è stata effettivamente una co-conduttrice. Senza per forza dover dimostrare qualcosa attraverso monologhi, ha mostrato di essere perfettamente padrona del palco e dell'evento, sfoggiando peraltro una dizione praticamente perfetta.
3. Non servono cast stellari e budget illimitati per diventare trending topic su Twitter: il caso dell'hashtag #unavocepersanmarino dimostra ampiamente che il programma, nonostante sia andato in onda su un'emittente con numerazione oltre l'800 sul digitale terrestre (canale 831, per la precisione), ha raggiunto un'audience molto ampia sui social, e una rassegna stampa molto nutrita - basti guardare i titoli dei giornali online di oggi.
4. La Sala Stampa ha una bellissima immagine coordinata, riproduce in parte le caratteristiche di Eurovision Song Contest, e accoglie numerosi giornalisti della stampa estera, cosa che il Festival di Sanremo non riesce a fare ancora con la stessa efficacia. La stampa estera esiste a Sanremo, è accolta, eppure l'accoglienza "eurovisiva" riservata alla stampa estera non è la stessa.
A San Marino l'idea è: siete i benvenuti, perché siamo tutti parte della grande famiglia eurovisiva. A San Marino si respira insomma aria di Eurovision, mentre a Sanremo si respira aria di Sanremo. Ci sta, ma sarebbe bello sentire un po' di più lo spirito eurovisivo anche al Festival.
Le 4 cose che il Festival di Sanremo può insegnare a "Una voce per San Marino"
Vediamo adesso quali sono le 4 cose che secondo me il Festival di Sanremo può insegnare a "Una voce per San Marino", e che sono indipendenti dal budget e dalle risorse disponibili - che per ovvie ragioni probabilmente non possono essere le stesse:
1. La scaletta può essere preparata meglio: il Festival di Sanremo, per quanto in alcune serate duri tantissimo, raramente accumula più di 7/8 minuti di ritardo su una scaletta peraltro molto articolata. Se si può fare su un evento di quelle dimensioni, a maggior ragione si può fare in un evento dalle proporzioni più ridotte.
2. Bisogna provare di più, provare di più, provare di più. Alcuni episodi di cui stanno parlando i giornali (il collegamento con l'inviato inquadrato davanti a un camerino, da cui traspare la sagoma di un'artista che si sta cambiando), così come la gag non riuscita con Albano e due palloni viola sul palco - dove Albano ha manifestato un po' di insofferenza per essere salito sul palco a tarda notte), sono evitabili, e possono ovviare a una conduzione che a tratti mi è apparsa un po' naif.
3. Troppa umiltà non aiuta: descrivere con aggettivi iper-celebrativi un breve video di Zucchero che annuncia che l'apertura del suo tour sarà affidata ad alcuni artisti partecipanti a "Una voce per San Marino" non va decantato come un evento straordinario o incredibile. L'evento di San Marino è già importante di per sé: non deve convincere nessuno di rivestire questa importanza: lì si decide un posto prestigiosissimo per Eurovision Song Contest.
L'intervento di Zucchero è un di più, ma in tv siamo abituati a vedere cose ben più roboanti di questa, e comunicate con molta meno enfasi. Perché mediaticamente è molto più importante il posto in palio per Eurovision, che l'apertura del tour di Zucchero, senza nulla togliere al bluesman italiano.
Peraltro: qual è il senso - televisivamente parlando - di mandare in onda due volte lo stesso videomessaggio una volta in italiano, un'altra in inglese, quando il programma è condotto interamente in italiano?
4. I siparietti con le imitazioni sono fuori tempo massimo. Senza nulla togliere al comico Mezzancella, bravissimo, le imitazioni di Adriano Celentano le sentiamo da tanti anni in televisione. Così come l'imitazione di Ornella Vanoni, e quella di molti altri. Anche in questo caso si finisce per evidenziare una sorta di "vorrei ma non posso" televisivo (un po' come dire: "quegli artisti li posso solo imitare, ma non riesco a portarli sul palco"), quando in realtà non serve né imitarli, né portarli sul palco per davvero. Ribadisco: a San Marino ci si gioca un ingresso a Eurovision Song Contest, estremamente più importante di qualunque ipotetico super ospite italiano, e di qualunque elemento televisivo di contorno.
E in tutto questo: com'è andata la gara?
In molti si aspettavano che dopo l'exploit dell'anno scorso di Achille Lauro i big italiani in gara fossero di più. In realtà è stato solo parzialmente così. Come già raccontato in questo articolo, gli artisti italiani più famosi in gara durante le semifinali sono stati Eiffel 65, Massimo Di Cataldo, Roy Paci, Deborah Iurato, Le Deva e Lorenzo Licitra. Importanti, certamente, ma con un peso diverso da quello che ha rappresentato Achille Lauro l'anno scorso.
Alcuni di loro non hanno avuto accesso alle finali (Massimo Di Cataldo, per citare un esempio), altri non si sono classificati tra i primi dieci (tra loro Lorenzo Licitra e Roy Paci), altri sono arrivati a un passo dalla vittoria (come dicevo prima, Le Deva, arrivate seconde).
Questa dunque la classifica conclusiva dei primi 10 artisti:
1. Piqued Jacks – Like An Animal
2. Le Deva – Fiori Su Marte
3. XGiove – Fuoco e benzina
4. Mayu – C’è qualcosa in me che non funziona
5. Eiffel 65 – Movie Star
6. Edoardo Brogi – Due punti sull’equatore
7. Ellynora – Mama Told Me
8. Tothem – Sacro e profano
9. E.E.F. – Something for You
10. Vina Rosa – Oblivious
Questi invece gli artisti classificati oltre il decimo posto:
* Roy Paci – Tromba
* Deshedus – Non basterà
* Kida – Stessa Pelle
* Thomas – 23:23
* Iole – Sui Tetto Del Mondo
* Deborah Iurato – Out of Space
* NeVRuZ – L’alieno
* Lorenzo Licitra – Never Give Up
* Mate – Prisma
* Alfie Arcuri – Collide
* Ronela – Salvaje
In conclusione
L'anno scorso mi ero ripromesso di partecipare in prima persona a questo evento come giornalista, per poter documentare meglio uno spettacolo musicale che personalmente trovo con un grande potenziale da esprimere. E ne è valsa la pena.
La sensazione personale è che in questa seconda edizione si sia voluto fare di più e meglio, e che talvolta questo sincero e verace voler fare di più si sia trasformato in un "troppo".
Tolto questo, ammetto di essermi affezionato al format e all'idea nel suo complesso. Il clima, da dentro la Sala Stampa, è piacevole, e tutto lo spettacolo, dall'inizio alla fine, è orientato alla musica. Senza troppi fronzoli. Ci credono tutti, e tutti si impegnano affinché l'evento abbia una buona riuscita. Fosse anche solo per questo, le persone che lavorano dietro a questo evento meritano un grande applauso.
In particolare, voglio esprimere un sentito grazie a Ersin Parlak, che oltre alla sua lodevole iniziativa Fox Must Go On di cui si è parlato anche sul palco, ha saputo gestire la Sala Stampa e i contatti con i giornalisti con grande professionalità.
L'altro grazie è per Clarissa D'Avena, anche lei impegnata nella realizzazione di un evento di successo già a partire dalla conferenza stampa di Milano della settimana scorsa, fino alla serata finale di ieri sera.
In tutto questo, il mio augurio per questo evento è di crescere ancora di più l'anno prossimo. Ma prima di ragionare su questo, è già il momento di pensare a Eurovision Song Contest.
Patrick Facciolo