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Max Pezzali a San Siro, pregi e limiti di uno spettacolo bello ma migliorabile

  In quest'epoca di revival non potevo mancare al concerto di Max Pezzali allo Stadio San Siro di Milano. Un concerto rimandato nel 202...

 

In quest'epoca di revival non potevo mancare al concerto di Max Pezzali allo Stadio San Siro di Milano.

Un concerto rimandato nel 2020 a causa del Covid, e che finalmente si è potuto svolgere con decine di migliaia di persone, senza mascherina, a celebrare un mito assoluto degli anni '90.

 

Il ritorno di Paola e Chiara e Mauro Repetto

Con lui sul palco anche Paola e Chiara, già coriste degli 883, tornate a esibirsi insieme per l'occasione. E Mauro Repetto, autore di moltissimi testi degli 883, che oltre alle sue famose coreografie, ha stupito il pubblico cantando (peraltro bene). 

Tutto perfetto quindi? La parte di Patrick (la persona che sta scrivendo) fan degli 883 e di Max Pezzali, direbbe di sì. Tuttavia, qualcosa di meglio poteva essere fatta. 

 

Pregi e limiti: la pausa centrale, i brani di Sanremo non pervenuti e le coreografie migliorabili

Lo spettacolo è infatti stato diviso in due parti, con una pausa centrale di alcuni minuti in mezzo. Non so se sia una prassi, tuttavia non mi era mai capitato un concerto a San Siro con una pausa centrale. Peraltro con in sottofondo altri brani di Max Pezzali registrati. Una scelta che personalmente non mi ha convinto, e che non ho trovato dotata di molto senso.

Secondo aspetto "problematico": non ho sentito in scaletta alcune hit importantissime nella storia di Max e degli 883, tra cui Senza averti qui, La radio a 1000 watt, Andrà tutto bene. Non certo di canzoni secondarie del suo repertorio. Eppure non sono state cantate.

Se ci aggiungiamo che neppure è stata cantata la cover di Finalmente tu (scritta da Max per Fiorello, e poi interpretata da Max stesso nell'album La dura legge del gol), né Il mio secondo tempo, possiamo dire che l'esperienza di Max Pezzali e degli 883 a Sanremo è stata del tutto dimenticata in questo concerto. E questo, agli appassionati di Sanremo, forse può essere dispiaciuto un po'. 

Terzo e ultimo aspetto migliorabile, quello coreografico: la sensazione che ho avuto durante lo spettacolo è che in molte situazioni le posizioni degli interpreti sul palco non fossero state studiate. Ma che i movimenti e gli spostamenti di Max, Mauro e Paola e Chiara tra le varie aree del palco fossero perlopiù improvvisate. 

Cosa che, certo, potrebbe essere voluta per rendere il tutto più spontaneo, ma ricordiamoci che siamo a San Siro, nel luogo della performance per antonomasia, dove sono stati ospitati i grandi della musica mondiale. Dove ogni gesto e movimento sul palco sono calibrati e studiati alla perfezione.

Diciamo quindi che per trovarsi al proprio "concerto della vita", per la prima volta a San Siro, forse nel complesso questo aspetto poteva essere un po' più curato.

 

Per concludere: un concerto per i Palasport, ma più in grande

La sensazione generale che ho avuto è che Max abbia riproposto sostanzialmente il concerto che propone nei Palasport, adattandolo a San Siro, ma non troppo. E questo secondo me si avvertiva. Non ho avuto la sensazione di un grande evento, bensì di un evento, ma più in grande. Sembra un gioco di parole, ma rileggendo la frase diventa più chiaro cosa intendo.

Detto questo, nelle serate di Max il concerto lo fanno le canzoni: si tratta di brani che puoi mettere in un qualsiasi contesto, situazione, spettacolo, e da soli fanno la serata, con effetto karaoke garantito. Con ovviamente quel tocco unico che solo la voce di Max Pezzali sa dare.

Per questo per il Patrick amante degli 883 e cresciuto con gli 883 resterà comunque una serata indimenticabile. Per il Patrick più adulto e giornalista musicale, uno spettacolo migliorabile. 

Cercando di far pace tra queste due parti di me, concludo dando come voto finale al concerto Max 3.0 (così si chiamava l'evento) un bel 7, e non ne parliamo più.